Sono molteplici i congedi familiari previsti per i lavoratori e indennizzati dal datore di lavoro o dall’INPS. Alcune misure di tutela sono cumulabili tra loro, altre, invece, previste solo in via alternativa. Non solo genitori e caregivers, dunque, ma anche matrimoni, lutti o gravi motivi familiari sono fattispecie tutelate dal legislatore e dalla contrattazione collettiva. Quali sono le diverse tipologie? Come si applicano in relazione anche alle novità normative in vigore nel 2024?

Sommario

Cosa si intende per congedo familiare?

Si tratta di una categoria piuttosto ampia di assenze giustificate e per la gran parte anche indennizzate, dal datore di lavoro o dall’INPS, finalizzate al conseguimento del corretto work life balance del lavoratore. I congedi e permessi compresi in questa categoria, infatti, spettano e devono essere utilizzati per assolvere a bisogni e necessità attinenti alla vita familiare del dipendente.

Oltre ai congedi legati alla tutela della genitorialità e al ruolo di caregivers, rientrano in questa categoria anche:

 - il congedo per lutto e grave infermità. Ogni lavoratore dipendente di datore di lavoro pubblico o privato ha diritto a 3 giorni di permesso retribuito all'anno, da fruire nel caso di decesso o documentata grave infermità del coniuge, di un parente entro il secondo grado o del convivente;

 - il congedo per gravi motivi familiari. Diritto del lavoratore di richiedere un periodo di congedo non retribuito di durata non superiore a 2 anni nell'arco della vita lavorativa, per gravi motivi familiari.

 - il congedo matrimoniale. Diritto del lavoratore a un periodo, pari a 15 giorni di calendario, di assenza retribuita in occasione del proprio matrimonio celebrato con effetti civili.

E’ obbligatorio per il datore di lavoro concedere il congedo familiare?

Il datore di lavoro che riceve richiesta di fruizione del congedo familiare da parte di un lavoratore subordinato deve accogliere la domanda e non può opporsi alla richiesta del dipendente di fruire di permessi o congedi. L’azienda può certamente pretendere che sia rispettato il termine del preavviso o, in caso di circostanze straordinarie e urgenti, chiedere al lavoratore di individuare una data alternativa, ma senza alcun potere obbligatorio.

Il congedo parentale è retribuito?

I periodi di congedo parentale di cui il lavoratore può fruire nei primi dodici anni di vita del figlio hanno durata complessiva pari a 10 mesi (elevati a 11 mesi nel caso in cui il padre lavoratore eserciti il diritto di astenersi dal lavoro per un periodo continuativo o frazionato non inferiore a tre mesi), prolungati fino ad un massimo di 3 anni in caso di figlio minore con handicap in condizione di gravità. La durata è raddoppiata in caso di parto gemellare.

La fruizione, frazionata in giorno o ad ore, per essere indennizzata deve essere suddivisa tra i genitori:

a) 3 mesi alla madre e 3 mesi di congedo indennizzato al padre, cui si aggiungono ulteriori 3 mesi di fruibili da entrambi i genitori, in alternativa tra loro, per un periodo massimo complessivo indennizzabile tra i genitori di 9 mesi totali;

b) 9 mesi di congedo indennizzato, qualora vi sia un solo genitore ovvero un genitore nei confronti del quale sia stato disposto l'affidamento esclusivo del figlio.

Gli ulteriori periodi di congedo parentale del genitore sono indennizzati unicamente qualora il reddito individuale del richiedente sia inferiore a 2,5 volte l'importo del trattamento minimo di pensione AGO, sempre entro i 12 anni di vita del figlio.

La misura dell’indennità è pari al 30% della retribuzione media globale giornaliera ed è a carico dell’INPS. Per chi ha terminato il periodo di congedo di maternità a partire dal 1° gennaio 2024 (art. 1 comma 179 L. n. 213/2023):

- entro il 31 dicembre 2024 due mensilità di tale indennità sono elevate all’80% della retribuzione se usufruite entro il compimento di sei anni di vita del figlio e in modalità ripartita tra i genitori o da uno soltanto di essi. Il calcolo dell'indennità è analogo a quello previsto per l'indennità di maternità;

- dal 2025 una mensilità di tale indennità è elevata all’80% della retribuzione, mentre la seconda mensilità è indennizzata al 60%, se la fruizione avviene entro il compimento di sei anni di vita del figlio e in modalità ripartita tra i genitori o da uno soltanto di essi. Il calcolo dell'indennità è analogo a quello previsto per l'indennità di maternità.

Anche il lavoratore padre deve convalidare le dimissioni?

L'ispettorato Nazionale del lavoro ha chiarito che:

- nel caso di un padre che si dimetta con un figlio di età inferiore ai 3 anni, il datore di lavoro è sempre tenuto alla convalida della risoluzione consensuale, a prescindere dalla avvenuta fruizione di un congedo di paternità. In questo ultimo caso il lavoratore è tenuto a mettere a conoscenza con una autodichiarazione il datore di lavoro della sua situazione familiare (INL, nota n. 749/2020).

- nel caso del padre lavoratore, fruitore del congedo di paternità e che si dimette durante il periodo in cui è vietato il licenziamento il lavoratore che usufruisce del congedo obbligatorio alternativo, in sostituzione della madre, non è tenuto al preavviso ma ha comunque diritto all’indennità sostitutiva dello stesso da parte del datore di lavoro (INL, nota n. 896/2020).

Congedo obbligatorio padri può essere fruito ad ore?

Il padre lavoratore, dai 2 mesi precedenti la data presunta del parto ed entro i 5 mesi successivi, è tenuto ad astenersi dal lavoro per un periodo di 10 giorni lavorativi, non frazionabili ad ore, da utilizzare anche in via non continuativa. Il congedo è fruibile, entro lo stesso arco temporale, anche in caso di morte perinatale del figlio (art. 2, D.Lgs. n. 105/2022).

Il congedo di paternità obbligatorio può essere fruito negli stessi giorni in cui la madre sta fruendo del congedo di maternità ed è compatibile con la fruizione da parte del padre del congedo di paternità alternativo ma non nelle stesse giornate.

Come si richiede il congedo obbligatorio del padre?

Per l'esercizio del diritto, il padre comunica in forma scritta al datore di lavoro i giorni in cui intende fruire del congedo, con almeno 5 giorni di anticipo.

Nel caso in cui l’indennità sia erogata direttamente dall’INPS, i lavoratori padri presentano domanda telematica di congedo di paternità obbligatorio all’Istituto (INPS, circ. n. 122/2022).

Congedo malattia del figlio è retribuito?

In caso di malattia del bambino, entrambi i genitori possono assentarsi senza diritto alla retribuzione. Tale possibilità ha durata:

 - illimitata fino al 3° anno di età del bambino;

 - pari al massimo a 5 giorni lavorativi annui per ogni figlio di età compresa fra i 3 e gli 8 anni.

Al fine di giustificare l'assenza è necessaria idonea certificazione medica ma non sono previste visite di controllo.

Quanto dura il congedo obbligatorio per maternità?

l periodi di congedo di maternità obbligatoria decorrono, di norma, dai 2 mesi precedenti la data presunta del parto ai 3 mesi dopo la data effettiva del parto (art. 16, D.Lgs. n. 151/2001), ovvero 1 mese prima e 4 mesi dopo la nascita del figlio.

In alternativa, è riconosciuta alle lavoratrici la facoltà di astenersi dal lavoro esclusivamente dopo l'evento del parto entro i 5 mesi successivi allo stesso, previa certificazione di idoneità rilasciata dal medico specialista del SSN o con esso convenzionato e dal medico competente riguarda l’idoneità di mansioni e luogo di lavoro (art. 1, c. 485, L. n. 145/2018).

In caso di parto gemellare la durata del congedo di maternità obbligatoria spettante non subisce variazioni.

 
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Il congedo di paternità obbligatorio è retribuito?

Per i periodi di fruizione del congedo di paternità obbligatorio è riconosciuta un’indennità giornaliera pari al 100% della retribuzione media globale giornaliera (art. 2, D.Lgs. n. 105/2022). L’indennità è corrisposta mediante anticipo da parte dei datori di lavoro e successivo conguaglio degli importi con l’Istituto, salvo alcuni casi specifici in cui l’indennità è erogata direttamente dall’INPS. I periodi di fruizione del congedo di paternità obbligatorio sono coperti da contribuzione figurativa.

Spetta l’indennità di maternità per interruzione di gravidanza?

In caso di interruzione di gravidanza, a prescindere dalla tipologia di evento ricorsa, la lavoratrice ha diritto a:

 - percepire l’indennità di malattia se l’interruzione è intervenuta prima del 180°giorno dall’inizio della gestazione (data stimata al trecentesimo giorno precedente la data presunta del parto)

 - l’indennità di maternità se l’interruzione è occorsa in data successiva, con facoltà di riprendere l'attività lavorativa in qualunque momento, salvo preavviso di dieci giorni da dare al datore di lavoro e presentazione doppio certificato del medico specialista del SSN o convenzionato e del medico competente, i quali attestino l'assenza di pregiudizio alla salute della donna.

Posso cumulare congedo parentale e riposi giornalieri per allattamento?

Nel primo anno di vita del bambino la madre lavoratrice dipendente ha diritto di usufruire dei riposi orari per allattamento per una durata di:

 - 2 ore al giorno, anche cumulabili durante la giornata;

 - 1 ora al giorno, ridotte se l'orario contrattuale giornaliero di lavoro è inferiore a 6 ore.

La durata dei riposi è dimezzata qualora la lavoratrice fruisca dell'asilo nido o di altra struttura idonea, istituiti dal datore di lavoro nell'unità produttiva o nelle immediate vicinanze di essa; la durata è, invece, raddoppiata in caso di parto gemellare.

Durante i periodi di riposo giornalieri alla lavoratrice spetta un'indennità, a carico dell'INPS, pari all'intero ammontare della retribuzione spettante per le ore corrispondenti ai riposi.

I riposi giornalieri non sono fruibili in contemporanea con il congedo parentale, nemmeno se quest'ultimo viene richiesto in modalità oraria.

 
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Come fare domanda congedo 104 per un familiare disabile?

I lavoratori dipendenti che assistono i seguenti soggetti portatori di handicap in situazione di gravità riconosciuta dall’apposita commissione della ASL hanno diritto di fruire, anche in maniera continuativa, di permessi retribuiti pari a 3 giorni al mese.

Il diritto spetta per la cura dei seguenti familiari:

 - coniuge, convivente o soggetto unito civilmente;

 - parenti/affini entro il 2° grado;

 - parenti/affini di 3° grado i cui genitori o il cui coniuge/convivente/soggetto unito civilmente abbia compiuto 65 anni o sia esso stesso affetto da patologie invalidanti, ovvero sia deceduto o comunque assente.

Il portatore di handicap non deve essere ricoverato per le intere 24 ore presso strutture ospedaliere pubbliche o private che assicurano assistenza sanitaria continuativa, salvo eccezioni.

Cosa deve fare chi assiste un familiare in congedo straordinario?

Il lavoratore dipendente che assiste un soggetto portatore di handicap in situazione di gravità riconosciuta dall’apposita commissione della ASL ha diritto a fruire di un congedo straordinario della durata massima di 2 anni nell'arco dell'intera vita lavorativa del richiedente, da godere in via continuativa o frazionata (D.Lgs. n. 151/2001, art. 42). Il periodo di congedo è coperto da contribuzione figurativa e determina per il richiedente la maturazione del diritto ad un'indennità totalmente a carico dell'INPS.

Il congedo spetta ai seguenti soggetti in ordine di priorità:

 - coniuge o soggetto unito civilmente, purché convivente (stessa residenza anagrafica), convivente di fatto;

 - genitori, in caso di mancanza o invalidità del coniuge o del soggetto unito civilmente convivente;

 - figlio, purché convivente (stessa residenza anagrafica), in caso di mancanza o invalidità dei genitori;

 - fratelli o sorelle, purché conviventi (stessa residenza anagrafica), in caso di mancanza o invalidità dei figli conviventi;

 - parenti o affini entro il 3° grado conviventi, in caso di mancanza o invalidità dei soggetti di cui sopra;

 - uno dei figli non ancora conviventi, purché la convivenza si instauri successivamente.